L’Antartide occupa il punto più nascosto del mappamondo, là dove il globo è fissato al supporto inferiore: sarà per questo che spesso ce ne dimentichiamo? Di certo a partire dal marzo 2007 il continente ghiacciato sarà al centro della scena con l’apertura del quarto “anno polare” (dopo quelli del 1882-3, 1932-3, e 1957-8): per due anni tutte le diverse nazioni presenti in Antartide metteranno in comune le loro risorse umane, logistiche e scientifiche, nel quadro del più grande programma di ricerca internazionale degli ultimi 50 anni, che coinvolgerà migliaia di ricercatori di oltre 60 paesi (www.ipy.org). Più di 200 progetti approfondiranno le conoscenze in molti campi, anche se naturalmente l’attenzione sarà in larga misura riservata allo studio dei mutamenti climatici. I ghiacci dell’Antartide, che costituiscono gran parte delle riserve mondiali d’acqua dolce, svolgono infatti un’importante funzione di regolazione del clima, e il continente nel suo complesso è un indicatore estremamente sensibile ai mutamenti globali: non a caso qui fu scoperto il buco nello strato d’ozono.
Tra le centinaia di pubblicazioni scientifiche attese per l’occasione, è forse già uscito il libro più curioso, un “Carnet di viaggio” del pittore Cristophe Verdier ("Antartide. Un’estate al Polo Sud", traduzione di Carlo Gazzelli, EDT, Torino 2006, pp.80, € 25,00), che per due mesi ha condiviso la vita degli scienziati della base francese di Dumont d'Urville. La provenienza dell’artista non è casuale: poco apprezzato in Italia (purtroppo!), dove ha comunque cultori d’eccellenza come Stefano Faravelli, il Carnet di viaggio – che alterna e mescola impressioni scritte e dipinti all’acquarello – è molto apprezzato in Francia, tanto che a Clermont-Ferrand si tiene una manifestazione ad esso interamente dedicata (www.biennale-carnetdevoyage.com).
In questo caso il carnet di viaggio è messo alla prova in condizioni davvero estreme: infatti in Antardide, anche in “estate”, la temperatura supera raramente lo zero, così che la carta inumidita gela e i pennelli, tenuti con i guanti, diventano duri come bastoni. Il pittore perde tutti i riferimenti abituali: ad esempio all’inizio dell’estate australe è sempre giorno, a parte un brevissimo intervallo tra mezzanotte e l’una, così che si ha appena il tempo di ritrarre un tramonto che già le luci dell’alba si diffondono...
Tutti i soggetti sono insoliti, a cominciare dai diversi momenti della vita, solitaria e disciplinata, della comunità di scienziati. Ma soprattutto i colori stupiscono in questo libro, pochi, essenziali, ma declinati in tutte le tonalità e sfumature: il giallo del sole, riverberante sulla banchisa, l’elegante bianco e nero dei pinguini imperatore, e poi il bianco, azzurro e blu dei ghiacci, su cui spiccano i rossi, gli arancioni e le altre tonalità vivacissime di mezzi di trasporto, edifici e apparecchiature della base, che devono essere sempre ben visibili, specie quando il paesaggio scompare totalmente per effetto del vento carico di neve (white-out), sollevando temporaneamente il pittore dalla sua inusuale fatica. (Clavis)
Tra le centinaia di pubblicazioni scientifiche attese per l’occasione, è forse già uscito il libro più curioso, un “Carnet di viaggio” del pittore Cristophe Verdier ("Antartide. Un’estate al Polo Sud", traduzione di Carlo Gazzelli, EDT, Torino 2006, pp.80, € 25,00), che per due mesi ha condiviso la vita degli scienziati della base francese di Dumont d'Urville. La provenienza dell’artista non è casuale: poco apprezzato in Italia (purtroppo!), dove ha comunque cultori d’eccellenza come Stefano Faravelli, il Carnet di viaggio – che alterna e mescola impressioni scritte e dipinti all’acquarello – è molto apprezzato in Francia, tanto che a Clermont-Ferrand si tiene una manifestazione ad esso interamente dedicata (www.biennale-carnetdevoyage.com).
In questo caso il carnet di viaggio è messo alla prova in condizioni davvero estreme: infatti in Antardide, anche in “estate”, la temperatura supera raramente lo zero, così che la carta inumidita gela e i pennelli, tenuti con i guanti, diventano duri come bastoni. Il pittore perde tutti i riferimenti abituali: ad esempio all’inizio dell’estate australe è sempre giorno, a parte un brevissimo intervallo tra mezzanotte e l’una, così che si ha appena il tempo di ritrarre un tramonto che già le luci dell’alba si diffondono...
Tutti i soggetti sono insoliti, a cominciare dai diversi momenti della vita, solitaria e disciplinata, della comunità di scienziati. Ma soprattutto i colori stupiscono in questo libro, pochi, essenziali, ma declinati in tutte le tonalità e sfumature: il giallo del sole, riverberante sulla banchisa, l’elegante bianco e nero dei pinguini imperatore, e poi il bianco, azzurro e blu dei ghiacci, su cui spiccano i rossi, gli arancioni e le altre tonalità vivacissime di mezzi di trasporto, edifici e apparecchiature della base, che devono essere sempre ben visibili, specie quando il paesaggio scompare totalmente per effetto del vento carico di neve (white-out), sollevando temporaneamente il pittore dalla sua inusuale fatica. (Clavis)
Etichette: Carnet di viaggio
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