domenica 28 ottobre 2007


Una vecchia guida turistica del Medio Oriente pubblicata dalla Lonely Planet, è il testo su cui gli Usa hanno basato (e basano) i piani per la ricostruzione del Paese. La scioccante rivelazione è stata fatta dall'ex ambasciatore Usa Barbara Bodine, che faceva parte della task-force incaricata di pianificare il dopoguerra, nel corso dell'inchiesta della Bbc 'No plan, no peace', che va in onda stasera. Nessuna idea. Dunque l'accusa spesso mossa all'amministrazione Bush, anche da suoi ex membri, trova ora una clamorosa conferma: gli Stati Uniti andarono alla guerra contro Saddam senza la più pallida idea su come poter ricostruire il Paese dopo il conflitto. Non solo, ma la stessa conoscenza dell'Iraq, era di fatto inesistente, basata su una guida della Lonely Planet, per giunta vecchia, del 1994. La guida. "E' un'ottima guida. Ma non dovrebbe essere la base di un'occupazione", dice ora candidamente al Sunday Mirror, l'ex ambasciatore Usa Barbara Bodine, una delle 170 persone che avevano il compito di coordinare la ricostruzione del dopo guerra. E spiega che nessuno aveva informazioni su quel che si doveva fare, così lei e i suoi colleghi ricorsero alla guida. L'Iraq in pillole. Il team apprese dalla Lonely Planet dell'economia, della geografia e della cultura irachena in pillole. Vennero copiati gli indirizzi delle ambasciate da quel libro, certo non pensato per dare informazioni strategiche. Nel suo reportage 'No plan, no peace' la Bbc evidenzia come questa sconcertante superficialità abbia portato all'instabilità dell'Iraq, con i suoi circa 90.000 morti civili nel dopoguerra, senza contare le centinaia di militari Usa e britannici caduti, nonché i 500 miliardi di dollari spesi per la guerra e per l'occupazione nei sanguinosi anni di terrore e violenza che l'hanno seguita.
"Non abbiamo bisogno di un piano". Tra le testimonianze citate, quelle del generale britannico Tim Cross, il più alto in grado a essere coinvolto nella ricostruzione, che attacca la mancanza di pianificazione: "Il piano a lungo termine era: non abbiamo bisogno di un piano", accusa l'alto ufficiale. Vecchia e nuova Lonely Planet. Il Mirror fa anche un raffronto tra quello che scriveva sull'Iraq la Lonely Planet sul Medio Oriente del 1994, e quello che scrive oggi la stessa pubblicazione australiana, anche per evidenziare che le cose sono drammaticamente peggiorate, dopo la guerra. Per esempio, spiegando perché visitare l'Iraq, Lonely Planet diceva: "L'Iraq ha le radici nella Storia. Dagli anni '50 è molto cresciuto. Ci sono molti luoghi interessanti da visitare", (1994); E nel 2007: "E' uno dei posti più pericolosi della terra. Gli occidentali sono obiettivo di rapimenti e di attacchi suicidi. Non è un posto dove andare in vacanza". Oppure, su come chiamare un taxi: se nel 1994 scriveva che "taxi condivisi possono essere usati per muoversi tra le città. I colori dei taxi sono crema ed arancione", nel 2007 si ammette: "Nel momento in cui andiamo in stampa, l'Iraq non è un posto sicuro dove viaggiare in maniera indipendente". Triste anche il raffronto sullo stato, oggi tragico, dei musei iracheni: "Sono eccellenti. Molti sono gratuiti e ospitano numerosi pezzi interessanti", (1994). "Molti dei musei sono stati saccheggiati dopo la guerra del 2003. Possono essere o meno aperti", (2007). Infine, un monito al viaggiatore solitario, con il quale la Lonely Planet 2007 sul Medio Oriente parla chiaro sull'Iraq: "Devi essere pazzo ad andarci".


(da www.repubblica.it)



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