TONY E MAUREEN WHEELER, la coppia di viaggiatori-editori che ha rivoluzionato il mondo delle guide creando le famose "Lonely Planet", sarà a settembre in Italia, ospite dell'edizione 2006 del Festival della Letteratura di Mantova.
L'incontro è fissato per Sabato 9 settembre 2006, alle ore 11.00, presso la Chiesa di Santa Paola, con Franco La Cecla.
Dal 7 settembre sarà anche disponibile in libreria la loro autobiografia umana e professionale: "Un giorno, viaggiando..." (EDT, Torino 2006, € 18,00).
Come ha osservato acutamente l’antropologo Franco La Cecla, è paradossale che siano stati proprio gli australiani, nel loro angolo di mondo, a concepire e realizzare le “Lonely Planet”, una collezione di guide tra le più ambiziose e complete di cui dispongano i viaggiatori contemporanei. La Cecla ipotizzava che proprio lo stare sui margini geograficamente (e oltretutto incerti delle proprie radici storiche) predisponesse gli australiani a interrogarsi su sé stessi e gli altri, a comprendere e raccontare popoli e Paesi diversi. È una buona spiegazione, ma naturalmente molto si deve anche al talento, al coraggio e allo spirito d’iniziativa dei fondatori della “Lonely Planet”, Tony e Maureen Wheeler, che nel 1972, dopo essersi conosciuti a Londra su una panchina di Regent’s Park, decisero di sposarsi e di intraprendere la “rotta hippy” - Grecia, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Nepal - che soltanto pochi anni dopo si sarebbe chiusa a seguito delle crisi in Iran e Afghanistan. Il grande viaggio durò un anno, si estese anche ad altri Paesi del sud-est asiatico, e si concluse in Australia, dove giunsero con soli 27 centesimi in tasca, intenzionati a soggiornarvi per il tempo necessario a guadagnare il denaro per il ritorno. Non sapevano che sarebbero rimasti per sempre nel “continente rosso”, prima a Sydney e poi a Melbourne, e proprio l’idea di ricavare dal proprio memorabile viaggio una piccola guida fu l’inizio di una storia lunga, complessa e affascinante, che condusse due spiantati a creare la più importante casa editrice indipendente di guide del mondo.
Questa storia è ora ripercorsa per la prima volta in un libro che è insieme autobiografia familiare e generazionale, storia d’impresa, racconto di viaggio: sono rievocati i difficilissimi inizi; il successo a partire dalla metà degli anni ’80, quando la Lonely Planet divenne lo strumento privilegiato dai viaggiatori in Asia, Africa e Sudamerica; l’espansione su scala mondiale negli anni ’90, quando furono realizzate le guide dedicate ai paesi europei; le recenti difficoltà seguite agli attentati dell’11 settembre e all’instabilità internazionale; i progetti e le aspettative per il futuro. Naturalmente il volume offre una prospettiva inedita e imprescindibile, dall’interno, sul mondo delle guide turistiche, ma insieme alla storia della “Lonely Planet” emerge anche buona parte della storia (assai poco nota) dello sviluppo del turismo internazionale in Asia e in Oceania, quando militari in licenza dal Vietnam, hippy e backpacker scoprirono e lanciarono alcune delle più famose destinazioni, quali Goa, lo Sri Lanka, Phuket, Bali e molte altre ancora.
Lo stile della narrazione è piano, senza ambizioni; davvero eccessiva invece la mole, che andava ridotta in sede di traduzione, anche per sfrondare alcune ripetizioni. Numerosi e piacevoli gli aneddoti: in India Tony Wheeler fu ferito da una vacca sacra; nel 1994 tutta la famiglia attraversò gli Stati Uniti coast to coast su di una Cadillac del 1959 senza freni; nel 1999 le 40.000 copie di un’edizione che per errore recavano sul dorso “Westen (anziché Western) Europe”, furono mandate ugualmente sul mercato con uno spiritoso segnalibro giustificativo; e naturalmente, durante il primo grande viaggio in Asia, attraverso Paesi sconosciuti e malfamati, i Wheeler furono derubati solo...in Italia. (Clavis)
L'incontro è fissato per Sabato 9 settembre 2006, alle ore 11.00, presso la Chiesa di Santa Paola, con Franco La Cecla.
Dal 7 settembre sarà anche disponibile in libreria la loro autobiografia umana e professionale: "Un giorno, viaggiando..." (EDT, Torino 2006, € 18,00).
Come ha osservato acutamente l’antropologo Franco La Cecla, è paradossale che siano stati proprio gli australiani, nel loro angolo di mondo, a concepire e realizzare le “Lonely Planet”, una collezione di guide tra le più ambiziose e complete di cui dispongano i viaggiatori contemporanei. La Cecla ipotizzava che proprio lo stare sui margini geograficamente (e oltretutto incerti delle proprie radici storiche) predisponesse gli australiani a interrogarsi su sé stessi e gli altri, a comprendere e raccontare popoli e Paesi diversi. È una buona spiegazione, ma naturalmente molto si deve anche al talento, al coraggio e allo spirito d’iniziativa dei fondatori della “Lonely Planet”, Tony e Maureen Wheeler, che nel 1972, dopo essersi conosciuti a Londra su una panchina di Regent’s Park, decisero di sposarsi e di intraprendere la “rotta hippy” - Grecia, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Nepal - che soltanto pochi anni dopo si sarebbe chiusa a seguito delle crisi in Iran e Afghanistan. Il grande viaggio durò un anno, si estese anche ad altri Paesi del sud-est asiatico, e si concluse in Australia, dove giunsero con soli 27 centesimi in tasca, intenzionati a soggiornarvi per il tempo necessario a guadagnare il denaro per il ritorno. Non sapevano che sarebbero rimasti per sempre nel “continente rosso”, prima a Sydney e poi a Melbourne, e proprio l’idea di ricavare dal proprio memorabile viaggio una piccola guida fu l’inizio di una storia lunga, complessa e affascinante, che condusse due spiantati a creare la più importante casa editrice indipendente di guide del mondo.
Questa storia è ora ripercorsa per la prima volta in un libro che è insieme autobiografia familiare e generazionale, storia d’impresa, racconto di viaggio: sono rievocati i difficilissimi inizi; il successo a partire dalla metà degli anni ’80, quando la Lonely Planet divenne lo strumento privilegiato dai viaggiatori in Asia, Africa e Sudamerica; l’espansione su scala mondiale negli anni ’90, quando furono realizzate le guide dedicate ai paesi europei; le recenti difficoltà seguite agli attentati dell’11 settembre e all’instabilità internazionale; i progetti e le aspettative per il futuro. Naturalmente il volume offre una prospettiva inedita e imprescindibile, dall’interno, sul mondo delle guide turistiche, ma insieme alla storia della “Lonely Planet” emerge anche buona parte della storia (assai poco nota) dello sviluppo del turismo internazionale in Asia e in Oceania, quando militari in licenza dal Vietnam, hippy e backpacker scoprirono e lanciarono alcune delle più famose destinazioni, quali Goa, lo Sri Lanka, Phuket, Bali e molte altre ancora.
Lo stile della narrazione è piano, senza ambizioni; davvero eccessiva invece la mole, che andava ridotta in sede di traduzione, anche per sfrondare alcune ripetizioni. Numerosi e piacevoli gli aneddoti: in India Tony Wheeler fu ferito da una vacca sacra; nel 1994 tutta la famiglia attraversò gli Stati Uniti coast to coast su di una Cadillac del 1959 senza freni; nel 1999 le 40.000 copie di un’edizione che per errore recavano sul dorso “Westen (anziché Western) Europe”, furono mandate ugualmente sul mercato con uno spiritoso segnalibro giustificativo; e naturalmente, durante il primo grande viaggio in Asia, attraverso Paesi sconosciuti e malfamati, i Wheeler furono derubati solo...in Italia. (Clavis)
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