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Quello mentale è un sogno, non un viaggio. Puoi deciderne i tempi, le condizioni, i ritmi, le pause. Non sollecita i sensi. (...) Pensare il viaggio significa veder scorrere davanti al proprio occhio interiore una metafora di paesaggio. Stando fermi, come davanti a uno schermo. Si è registi e spettatori di quel viaggio, non attori. Spostarsi fisicamente, questo fa la differenza.
Marco Aime, "Sensi di viaggio", Ponte alle Grazie 2005.
E in un famoso passaggio della "Via per l'Oxiana", Robert Byron descrive il viaggiatore come uno schiavo dei propri sensi: La sua presa su un fatto puo' essere completa solamente quando è rafforzata dalla prova sensoriale; egli puo' conoscere davvero il mondo soltanto quando lo vede, lo sente e lo annusa.
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