sabato 12 aprile 2008


“Tre biscotti valgono un uovo” diceva la pubblicità, e proprio per vendere i “pavesini” nel 1947 l’industriale Mario Pavesi costruiva vicino alla sua fabbrica, all’altezza del casello di Novara dell’autostrada Milano-Torino, un “locale bar con grande nicchia per camino tipo paesano”. Ma di paesano sarebbe presto rimasto ben poco: nel 1952 al bar si aggiunge un ristorante-rosticceria, ed ecco che il termine “autogrill” è nato.
Un giovane storico ha scommesso - con successo - sulla possibilità di rileggere attraverso questo luogo così particolare la modernizzazione del secondo dopoguerra (Simone Colafranceschi, “Autogrill. Una storia italiana”, Il Mulino, Bologna 2007, pp.126, € 16,00). Infatti l’autogrill è parte di un percorso verso nuovi stili di vita e nuovi consumi alimentari, e propone una “sosta americana” a un paese ancora prevalentemente rurale. Si può immaginare la perplessità dei primi clienti di fronte al pranzo-tipo, che nel 1959, al costo di 750 lire, offre: consommé, rost-beef o pollo alla griglia con patate, chips, burro, formaggio e crackers Soda Pavesi, dolce con Pavesini. Niente pasta o pane, l’automobilista deve restare sempre leggero e vigile! E di lì a poco anche i rassicuranti camerieri saranno sostituiti dal self-service, aprendo al via ai fast-food.
A metà degli anni ‘50 l’autogrill si diffonde a macchia d’olio con il boom delle costruzioni autostradali, di cui sono simbolo la FIAT Seicento (1954) e l’Autostrada del Sole (1956). La stazione di sosta diventa anche monumento: a Lainate, sulla Milano-Laghi, tre arcate innalzano il marchio Pavesi a 50 m. di altezza, sopra a un ampio salone circolare vetrato, mentre a Fiorenzuola d’Arda si realizza il primo autogrill a ponte d’Europa. L’industria alimentare associa a sé quella petrolifera: Pavesi si unisce a Esso, BP e Motta creano gli eleganti “Mottagrill”, l’Agip di Enrico Mattei e Alemagna preferiscono puntare su sobri ma efficienti autobar. L’epica stagione di competizione si chiude nella seconda metà degli anni ’60, quando la crisi del capitalismo familiare porta gli autogrill sotto il controllo della “borghesia di Stato” della SME, la finanziaria del gruppo IRI. La crisi petrolifera del 1973 chiude la stagione d’oro degli autogrill; nel 1977 tutti gli esercizi di ristorazione autostradale vengono riuniti in Autogrill SpA, che a metà degli anni Novanta viene privatizzata, e passa nell’orbita del gruppo Benetton.
A sessant’anni dalla nascita dell’autogrill, e a trenta da Autogrill SpA, il gruppo produce il proprio fatturato più all’estero che in Italia, e più negli aereoporti che nelle autostrade. Ogni anno gli autogrill continuano a sfornare milioni di caffè e di panini dai nomi improbabili, ma la sosta è sempre più breve e puramente funzionale. Dopo aver attraversato tante vicende della nostra storia, la funzione dell’autogrill è dunque esaurita? Bollati dagli intellettuali come “non-luoghi” di anonima modernità, gli autogrill si difendono proponendo alimenti del territorio a denominazione d’origine controllata, gli stessi che in origine avevano sdegnato: l’Italia all’amatriciana ha sconfitto l’Italia all’americana?

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