sabato 12 aprile 2008


Perché andiamo in un luogo come turisti? Per due ragioni profondamente banali: perché sappiamo che esiste, e perché abbiamo una ragione per volerlo visitare. Da queste elementari premesse deriva tutta l’attività degli uffici di promozione dei più diversi Paesi, che investono risorse consistenti in pubblicità turistica, a dire il vero con risultati solitamente poco originali. Di norma i luoghi tropicali sono definiti “paradisi”, e negli altri – gli stessi dove viviamo, e che ci paiono così normali... – ci sarebbe a portata di mano “tutto quello che potreste desiderare”: cultura, svago, shopping. Di fatto l’unico slogan che tutti ricordano è il “Turista fai da te? Ahi, ahi, ahi!” di Alpitour, che cercava di spaventare i viaggiatori troppo indipendenti. L’equivalente francese è il giovane, piacente idraulico polacco. In Francia l’idraulico polacco era diventato un cavallo di battaglia (vincente) nella campagna per il referendum sulla Costituzione europea, presentandolo come un futuro, pericoloso concorrente sul mercato del lavoro, ma ebbe miglior fortuna quando, dopo la vittoria dei “no”, l’Ufficio del turismo polacco lo reclutò con lo slogan: ''Io resto in Polonia, venite in tanti”. Per inciso, mi sembra anche la fonte d’ispirazione per il celeberrimo “maestro di sci” (in)seguito da belle signore sulle piste innevate con cui Svizzera Turismo ha costruito la sua campagna invernale.
Messa al confronto con questi esempi di moderno marketing, la buona, vecchia letteratura può apparire antiquata, ma di certo resta piuttosto efficace nell’attrarre visitatori. Tra i moltissimi esempi, si potrebbe citare quello di Frances Mayes, scrittrice e poetessa americana che si divide tra la Toscana e gli Stati Uniti. Il suo “Sotto il sole della Toscana” (1997, ne fu tratto un film nel 2003), ha avuto un successo enorme quanto inatteso, e ha trasmesso a migliaia di Americani di ogni classe sociale quel gusto per il viaggio italiano che gli Inglesi più agiati e colti avevano coltivato per secoli. Trama minimale: una scrittrice americana compra e ristruttura un casale (Bramasole) nella campagna tra Toscana e Umbria, presso Cortona, e lì inizia a trascorrere le sue estati. Paesaggi, giardini, cibi, persone: tutto così italiano... Piccole cause, grandi effetti: milioni di visitatori sono calati in Italia alla ricerca di Bramasole, facendo salire alle stelle i prezzi degli immobili, e affollando Cortona, sino ad allora meno popolare di altre destinazioni della regione. Il nuovo libro della Mayes racconta ora nuovi viaggi in Italia e nei Paesi vicini: “Sotto il sole del Mediterraneo”, il titolo d’obbligo (ma l’originale era “A Year in the World”). La ricetta – dal momento che in questi libri si parla molto di cucina – è la stessa: buona scrittura, disponibilità verso il lettore, accompagnato per mano in luoghi densi di richiami storici, letterari, musicali, qualche banalità alternata a osservazioni più eleganti; sono in fondo gli ingredienti abituali di un libro di viaggio di successo.
Qualcosa di simile potrebbe accadere anche in Ticino? Chi può dirlo, naturalmente, ma perché no? Non è forse considerato da molti la “Toscana della Svizzera”? E forse – azzardo - si potrebbe anche fare qualcosa per rendere la prospettiva più probabile. Certo nessuno ha in tasca la formula di un best seller, ma si potrebbe per esempio offrire ospitalità per un semestre a scrittori in ascesa, desiderosi di un tranquillo ritiro dove completare il loro prossimo libro; di certo non mancano nel Cantone luoghi splendidi adatti a questo scopo. A questi ospiti particolari si potrebbe chiedere soltanto di tenere qualche conferenza pubblica, naturalmente lasciando loro completa libertà di scelta su cosa scrivere, nella speranza che, presto o tardi, il nostro territorio diventi l’ambientazione di una loro opera. È una piccola puntata al buio (nessun risultato garantito), che potrebbe però generare una forte vincita: non siamo un Cantone famoso anche per il gioco d’azzardo?

Una recente ricerca sembra confermare le potenzialità della letteratura nella promozione turistica. Il piccolo, ospitale Museo Hermann Hesse di Montagnola accoglie infatti circa 15.000 visitatori l’anno e, al fine di conoscere meglio le loro aspettative, i loro bisogni e il loro giudizio, il Municipio di Collina d’Oro ha commissionato un’apposita ricerca, che si è sviluppata lungo tutto il 2007, e che ha dato risultati interessanti (si possono scaricare integralmente da www.collinadoro.com/hesse).
Diciamo subito che il museo riceve una promozione piena per i suoi servizi, ma soprattutto per l’atmosfera cordiale che si respira nelle sue sale. Com’è prevedibile, attira soprattutto visitatori tedeschi o svizzero-tedeschi innamorati dell’autore di “Siddharta”, il cui successo non conosce declino (tra Amburgo e Innsbruck si vendono 1.000 copie dei suoi libri ogni giorno!). Per più della metà dei visitatori – ed è un dato francamente sorprendente - la visita al Museo è la principale motivazione del viaggio a Lugano.
Sono turisti di alto profilo: quasi tutti colti (70% ha un titolo accademico!), e molti agiati (prediligono alberghi a 4 stelle). Sono decisamente interessati alla vita di Hesse in Ticino, anzi si potrebbe dire che l’autore prediletto rappresenta una sorta di guida ideale al territorio circostante: infatti è soprattutto attraverso la Passeggiata “sulle orme di Hermann Hesse” che conoscono e apprezzano il territorio di Collina d’Oro (anche grazie alle nuove audioguide).
La ricerca apre inoltre qualche prospettiva più ampia. Altri luoghi del Cantone potrebbero infatti incuriosire questi stessi visitatori: luoghi ben noti ma solo parzialmente valorizzati come il Monte Verità, dove si coltivarono ideali che hanno oggi una nuova attualità; o anche luoghi rimasti più in disparte, come Ronco, dove ha vissuto a lungo un altro autore molto amato dal pubblico tedesco, Erich Maria Remarque, universalmente conosciuto per aver scritto “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (1929), tradotto in più di 50 lingue.
Seguendo le fortune del ticinese d’adozione più famoso, si giunge così quasi a ipotizzare un “Parco letterario cantonale”, che proponga il Ticino ai suoi visitatori tradizionalmente più affezionati sotto una luce diversa, culturale e non solo naturalistica. In Italia si è fatta molta strada per questa via (
www.parchiletterari.com), forse anche da noi si potrebbe, come ha scritto un anonimo visitatore del museo, camminare con le parole di Hesse.

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