“Che ci faccio qui?”: la citazione di Bruce Chatwin viene spontanea quando ci si trova a condurre un asino riottoso lungo un sentiero battuto dalla pioggia incessante. Tutto era cominciato con l’idea - ben altrimenti solare - di celebrare l’anniversario dei 130 anni (1878-2008) trascorsi dal famoso “Viaggio nelle Cévennes in compagnia di un asino” di Robert Louis Stevenson. Oggi quel percorso, denominato GR 70 - Chemin de Stevenson, attira parecchi turisti, e il trekking con gli asini è una risorsa importante per la regione francese (www.cevennes-tourisme.fr). In Italia tutto l’Appennino, dove l’asino sino a qualche decennio fa era di casa, sarebbe perfetto per questa esperienza, ma purtroppo siamo ancora agli inizi. Qualcosa comunque si muove: ad esempio l’associazione la Boscaglia (www.boscaglia.it) propone itinerari con gli asini in Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo e Calabria. Con due dei loro asini, Nino ed Eva, ho camminato per una settimana nell’alta Marsica abruzzese, tra Tagliacozzo e Celano, ai piedi del Monte Velino, accompagnato da un amico scrittore, Andrea Bocconi, e due bambini, i nostri figli. I luoghi sono bellissimi: i sentieri si snodano tra montagne, boschi e radure; meravigliose chiese romaniche (S.Maria in Valle Porclaneta) e siti archeologici (Alba Fucens) scandiscono il cammino; si sosta per il pranzo in piccoli paesi d’impianto medioevale, e si dorme in tenda, o in piacevoli Bed & Breakfast. Alla scuola dell’asino si impara a rallentare il passo e a guardarsi attorno, si riscopre il piacere perduto della vita dei vagabondi e dei perdigiorno di un tempo.
Niente guida ovviamente, una delle maggiori attrattive del viaggio era proprio la promessa di un corso intensivo per diventare asinai finiti in mezza giornata, maestro Luca Gianotti, il fondatore della Boscaglia. Prima lezione montare e smontare il basto poi... come si guida un asino? Avanti, destra, sinistra, stop; niente marcia indietro, l’asino si rifiuta. Tutto abbastanza facile, ma non banale. Nei giorni seguenti ogni tanto ho dovuto ricorrere all’aiuto dei bambini, che sono stati più attenti di noi. E comunque in alcune occasioni gli asini mi sono sembrati decisamente perplessi per la strana bardatura, e l’approssimativa distribuzione dei pesi (che dovrebbe essere invece rigorosa). Grazie al cielo l’asino ha una robustezza impressionante: i nostri hanno sopportato tranquillamente una notte all’aperto al freddo dei mille metri, sotto la pioggia continua, si sono adattati a tutte le sistemazioni, e hanno provveduto da sé al proprio sostentamento pascolando lungo la strada. Gradualmente si è manifestato anche il loro diverso carattere: Nino incline a fare di testa sua, Eva docile gregaria.
Come si viaggia con un asino? La velocità media è un po’ più bassa di quella di un camminatore: si va a circa 2,5 km all’ora. Ma il dato è ingannevole, o meglio ha poco senso. L’asino è una creatura vivente, non una macchina, e quindi per alcuni tratti procede di buon passo, ma in altri momenti si ferma per mangiare o per riposare. Può essere indisposto, o semplicemente di malumore: poco prima del nostro arrivo, un asino aveva abbandonato il suo conducente in mezzo ai boschi con tutte le salmerie, ed era tornato all’allevamento. Il timore che anche i nostri avrebbero potuto fare altrettanto (e forse con migliori ragioni) è stato il nostro incubo per tutta la settimana. Naturalmente non si monta sull’asino, anche se in passato lo si faceva senza troppe remore, perché in breve gli si incurverebbe la schiena. L’asino porta invece tutto il bagaglio, i viveri, le tende ecc. nelle grandi sacche appese al basto, e di tanto in tanto anche un bambino stanco può salire in sella. Si cammina dunque piacevolmente leggeri, ma naturalmente il guadagno di tempo ed energie va restituito prendendosi cura dell’asino, che dev’essere spazzolato e bardato ogni mattina, e alloggiato la sera.
L’asino ha una fama di testardaggine non del tutto meritata. La mia impressione è che spesso si tratti di poca comprensione da parte degli umani. L’asino è cauto, e al tempo stesso piuttosto indipendente nel giudizio. Vuole avere sempre la visuale sgombra per vedere la strada che deve percorrere, e avanza solo quando è certo che non vi sono pericoli. Nei passi difficili sceglie da sé il punto dove transitare, dopo aver ben ponderato le alternative. In compenso non sbaglia praticamente mai, e si muove con una sicurezza impressionante anche sui pendii più ripidi e scivolosi. Ha poi delicatezze tutte sue, come quella di voler bere solo acqua pulitissima, e stravaganze, come rotolarsi a terra non appena levato il basto (qualche volta anche prima...). Nella maggior parte dei casi la strategia migliore è lasciarlo fare, limitandosi a qualche frustatina con un rametto di nocciòlo per superare occasionali manifestazioni di pigrizia. È però fondamentale prevenire il più possibile le situazioni difficili. Ad esempio il nostro asino leader, l’umorale Nino, si è molto innervosito nei pochi tratti dove abbiamo incrociato auto, e ha opposto qualche resistenza prima di entrare in stalle sconosciute, o sul camion che doveva riportarlo a casa, anche se alla fine si è lasciato convincere (o meglio spingere). Si è invece perentoriamente rifiutato di attraversare un ponte sull’autostrada, infastidito dal rumore sottostante, e giunti a quel punto c’è davvero poco da fare. Se si impunta con piena convinzione, un asino può sfinire il viaggiatore più motivato. Le percosse di solito servono a poco, per quanto anche gli animalisti più convinti si convertano in fretta e senza sentimentalismi alle maniere forti, lodando la saggezza popolare (“Donne, asini e noci, voglion le mani atroci”) o esclamando con Stevenson: “Sia benedetto l'uomo che inventò gli sproni!”
Un’altra buona ragione per viaggiare con un asino è la facilità di stabilire rapporti umani. Dovunque siamo transitati, i bambini accorrevano, e i vecchi si fermavano per raccontare le proprie esperienze di gioventù e festeggiare la ricomparsa dell’animale. Insomma si attira curiosità e simpatia, e ci si ritrova inseriti senza sforzo nella comunità locale. Solo a Massa d’Albe un vigile troppo zelante ha minacciato una multa per divieto di sosta...d’asini, rinunciando quando si è reso conto che la prospettiva ci divertiva assai più di quanto non ci spaventasse; e davvero una multa così l’avremmo volentieri pagata, e poi incorniciata.
Niente guida ovviamente, una delle maggiori attrattive del viaggio era proprio la promessa di un corso intensivo per diventare asinai finiti in mezza giornata, maestro Luca Gianotti, il fondatore della Boscaglia. Prima lezione montare e smontare il basto poi... come si guida un asino? Avanti, destra, sinistra, stop; niente marcia indietro, l’asino si rifiuta. Tutto abbastanza facile, ma non banale. Nei giorni seguenti ogni tanto ho dovuto ricorrere all’aiuto dei bambini, che sono stati più attenti di noi. E comunque in alcune occasioni gli asini mi sono sembrati decisamente perplessi per la strana bardatura, e l’approssimativa distribuzione dei pesi (che dovrebbe essere invece rigorosa). Grazie al cielo l’asino ha una robustezza impressionante: i nostri hanno sopportato tranquillamente una notte all’aperto al freddo dei mille metri, sotto la pioggia continua, si sono adattati a tutte le sistemazioni, e hanno provveduto da sé al proprio sostentamento pascolando lungo la strada. Gradualmente si è manifestato anche il loro diverso carattere: Nino incline a fare di testa sua, Eva docile gregaria.
Come si viaggia con un asino? La velocità media è un po’ più bassa di quella di un camminatore: si va a circa 2,5 km all’ora. Ma il dato è ingannevole, o meglio ha poco senso. L’asino è una creatura vivente, non una macchina, e quindi per alcuni tratti procede di buon passo, ma in altri momenti si ferma per mangiare o per riposare. Può essere indisposto, o semplicemente di malumore: poco prima del nostro arrivo, un asino aveva abbandonato il suo conducente in mezzo ai boschi con tutte le salmerie, ed era tornato all’allevamento. Il timore che anche i nostri avrebbero potuto fare altrettanto (e forse con migliori ragioni) è stato il nostro incubo per tutta la settimana. Naturalmente non si monta sull’asino, anche se in passato lo si faceva senza troppe remore, perché in breve gli si incurverebbe la schiena. L’asino porta invece tutto il bagaglio, i viveri, le tende ecc. nelle grandi sacche appese al basto, e di tanto in tanto anche un bambino stanco può salire in sella. Si cammina dunque piacevolmente leggeri, ma naturalmente il guadagno di tempo ed energie va restituito prendendosi cura dell’asino, che dev’essere spazzolato e bardato ogni mattina, e alloggiato la sera.
L’asino ha una fama di testardaggine non del tutto meritata. La mia impressione è che spesso si tratti di poca comprensione da parte degli umani. L’asino è cauto, e al tempo stesso piuttosto indipendente nel giudizio. Vuole avere sempre la visuale sgombra per vedere la strada che deve percorrere, e avanza solo quando è certo che non vi sono pericoli. Nei passi difficili sceglie da sé il punto dove transitare, dopo aver ben ponderato le alternative. In compenso non sbaglia praticamente mai, e si muove con una sicurezza impressionante anche sui pendii più ripidi e scivolosi. Ha poi delicatezze tutte sue, come quella di voler bere solo acqua pulitissima, e stravaganze, come rotolarsi a terra non appena levato il basto (qualche volta anche prima...). Nella maggior parte dei casi la strategia migliore è lasciarlo fare, limitandosi a qualche frustatina con un rametto di nocciòlo per superare occasionali manifestazioni di pigrizia. È però fondamentale prevenire il più possibile le situazioni difficili. Ad esempio il nostro asino leader, l’umorale Nino, si è molto innervosito nei pochi tratti dove abbiamo incrociato auto, e ha opposto qualche resistenza prima di entrare in stalle sconosciute, o sul camion che doveva riportarlo a casa, anche se alla fine si è lasciato convincere (o meglio spingere). Si è invece perentoriamente rifiutato di attraversare un ponte sull’autostrada, infastidito dal rumore sottostante, e giunti a quel punto c’è davvero poco da fare. Se si impunta con piena convinzione, un asino può sfinire il viaggiatore più motivato. Le percosse di solito servono a poco, per quanto anche gli animalisti più convinti si convertano in fretta e senza sentimentalismi alle maniere forti, lodando la saggezza popolare (“Donne, asini e noci, voglion le mani atroci”) o esclamando con Stevenson: “Sia benedetto l'uomo che inventò gli sproni!”
Un’altra buona ragione per viaggiare con un asino è la facilità di stabilire rapporti umani. Dovunque siamo transitati, i bambini accorrevano, e i vecchi si fermavano per raccontare le proprie esperienze di gioventù e festeggiare la ricomparsa dell’animale. Insomma si attira curiosità e simpatia, e ci si ritrova inseriti senza sforzo nella comunità locale. Solo a Massa d’Albe un vigile troppo zelante ha minacciato una multa per divieto di sosta...d’asini, rinunciando quando si è reso conto che la prospettiva ci divertiva assai più di quanto non ci spaventasse; e davvero una multa così l’avremmo volentieri pagata, e poi incorniciata.
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