venerdì 14 dicembre 2007


Nella nuova Europa i confini non separano più. Tra pochi giorni anche la Slovenia entrerà nello spazio di Schengen, e verranno aboliti i controlli di polizia alle frontiere terrestri e marittime con l’Italia. La dolorosa separazione tra Gorizia e Nova Gorica, che dura dal 1947, apparterrà al passato, e Trieste ritroverà la sua centralità storica nell’area che si affaccia sui Balcani. Niente di nuovo del resto, se consideriamo i tempi lunghi della storia anziché quelli brevissimi della cronaca. l confini, che i trattati pretendevano eterni, sono sempre stati quanto mai ballerini, e comunque hanno sempre avuto diversi gradi di permeabilità: chiusi e difesi ad ogni costo in tempo di guerra, aperti al passaggio dei viaggiatori e delle merci in tempo di pace. E proprio perché sono luoghi densamente simbolici, carichi di significato, i confini possono essere destinazioni per il viaggiatore colto e curioso, e non solo luoghi di transito.
Intorno a questa intuizione l’antropologa Stefania Seghetti e il fotografo Paolo Soriani hanno costruito un affascinante progetto documentario, che si è tradotto in un libro e in una mostra itinerante (
www.assenzadeiconfini.com). I due hanno percorso i diversi luoghi di confine che separano l’Italia dai paesi di area Schengen, raccontando frontiere importanti, ma anche semplici valichi stagionali. Da Gorizia appunto, verso Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, al confine con la Slovenia e la Carinzia; un confine tormentato, quanto quello italo-austriaco in Trentino Alto Adige (Prato alla Drava e San Candido), sino al Passo del Brennero. E poi dall’altra parte dell’arco alpino, a Limone Piemonte, in vista del Col di Tenda, dove memorie della via per Santiago di Compostela convivono con le fortificazioni del XIX secolo. O sul Moncenisio, per vedere un altro confine conteso, ma anche meraviglie della tecnologia ferroviaria e idroelettrica. Dopo tante montagne, il viaggio si conclude a Ventimiglia, quasi a ricordare che l’essenza del confine può essere liquida, mobile, proprio come il mare. Il luogo più curioso è certo il valico di S.Pietro a Gorizia, dove l’Italia finiva, molto opportunamente, con un manicomio (anch’esso abolito ora): molti confini passano anche attraverso le nostre teste.
Proprio manifestando la loro presente inutilità, questi valichi raccontano di un continente ormai interamente percorribile e permeabile, dove le diversità provano a fondersi, a confluire una nell'altra. Ma questa trasformazione epocale ha tuttavia il suo prezzo. E se alcuni luoghi di forte identità hanno appena avvertito il cambiamento (Argentera, La Thuile, Bardonecchia), nella maggior parte dei casi le piccole stazioni dove il confine rappresentava la principale risorsa hanno conosciuto la decadenza e l’abbandono: microeconomie risospinte verso la tradizionale povertà, bar malinconicamente rimasti senza avventori, doganieri, carabinieri e finanzieri a pigione ripartiti. In attesa di trovare una nuova vocazione – qualche edificio è già stato venduto, per altri si pensa a piccoli musei e luoghi della memoria – ben venga dunque la visita dei turisti a risvegliarli dal loro torpore.
Del resto non è questo il solo esempio di un turismo tanto particolare. Il Novecento non è stato avaro di confini, a cominciare dal celebre Muro di Berlino, costruito in tutta fretta nell’agosto 1961 per interrompere il continuo esodo dalla Germania Est verso l’Occidente. Per quasi mezzo secolo ha rappresentato il simbolo stesso della Cortina di ferro e della Guerra fredda, e centinaia di persone furono uccise nel tentativo di attraversarlo. Il 9 novembre 1989 (chi non ricorda quel giorno? Eppure 18 anni sono già trascorsi...) una pacifica rivoluzione aprì la via attraverso il Muro, decretando la fine della Germania Est. In poco tempo la barriera, lunga 155 chilometri, fu quasi completamente distrutta, incluso il celebre punto di controllo nel centro di Berlino, Checkpoint Charlie. Una scelta comprensibile, per tutto quello che il Muro rappresentava, ma forse troppo impulsiva, dal momento che migliaia di turisti ogni anno ne visitano i pochi resti, o camminano lungo il segno sul terreno che ricorda il tracciato. E nell’agosto 2002 una riproduzione di Checkpoint Charlie è stata costruita a beneficio dei turisti...
I “viaggiatori dei confini” possono spingersi anche molto indietro nel tempo. Pensiamo alla Grande Muraglia in Cina, o al più vicino Vallo di Adriano, le poderose fortificazioni costruite nell'Inghilterra settentrionale nei dieci anni seguenti il 122 d.C. per limitare le incursioni dei bellicosi vicini dell’Impero romano. Il Vallo costituisce oggi la principale attrazione turistica della regione (
www.hadrians-wall.org), e dal 1987 appartiene al Patrimonio dell’Umanità Unesco. Nel maggio 2003 è stato aperto al pubblico uno splendido percorso a piedi attraverso le campagne e le piccole città della regione, 84 miglia percorribili in 6 giorni attraversando tutta l’inghilterra, da Est a Ovest (www.nationaltrail.co.uk/HadriansWall). Una sfida impegnativa, che nelle intenzioni doveva limitare il numero di visitatori e il conseguente impatto sul monumento, anche se poi ha avuto invece uno straordinario e inaspettato successo.
Tra tanto dissolversi di confini, resistono quasi soltanto, se pure attenuati, quelli tra la Svizzera e L’Unione europea, nel nostro caso con l’Italia. Per il momento la loro innocua presenza in fondo ci rassicura, risponde al nostro bisogno di certezze, per bilanciare una globalizzazione che ci affascina, ma anche ci impaurisce. E chissà che in futuro proprio i confini non diventino una delle attrattive turistiche del Canton Ticino! Dato che il numero dei transiti rende già ora velleitario ogni controllo, la loro funzione finirà per essere soprattutto quella di offrire un’esperienza diversa? Forse presto gli altri Europei ci porteranno i loro figli - la generazione senza frontiere dell’Erasmus, di Internet, dei cellulari e dei voli low-cost - per far loro rivivere stati d’animo così familiari alle precedenti generazioni: i documenti pronti e tuttavia controllati mille volte, lo sguardo inquisitivo del doganiere, il gusto e i timori del piccolo contrabbando... Quell’esperienza che l’antropologo Arnold Van Gennep ha censito tra i suoi “riti di passaggio”: separarsi, stare sul margine, unirsi provvisoriamente a un mondo nuovo. Brogeda, Bizzarrone e il Museo delle dogane di Cantine di Gandria sembrano avere un luminoso futuro davanti a sé.

Stefania Seghetti e Paolo Soriani, “L’assenza dei confini, l’essenza dei confini”, Edizioni Dueffe, Roma 2007, pp.146, € 40,00.

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domenica 9 dicembre 2007


L’arrivo del primo freddo risveglia fantasie esotiche, e poi c’è l’urgenza di trovare regali di Natale dell’ultima ora: mescolate il tutto e otterrete un caratteristico prodotto di stagione, e cioè i libri fotografici di grande formato dedicati ai viaggi. La probabilità che siano lo specchio fedele del mondo attuale è più o meno pari all’esistenza di Babbo Natale, ma da qualche tempo i prezzi sono diventati più abbordabili, e sono tutto sommato piacevoli da sfogliare. Il più caratteristico può essere considerato “Viaggiare. Mete da sogno per tutto l’anno” (Mondadori, Milano, pp.336, € 39,00) che propone appunto le destinazioni nei cinque continenti preferibili in ciascun mese, ma è poi anche onesto nell’indirizzare verso il più frequente uso domestico: “accomodatevi in poltrona”... “Il libro dei viaggi. Tutti i Paesi del mondo” (EDT, Torino, pp.446, € 49,00) è invece costruito in ordine alfabetico, con qualche curiosa sequenza (Sri Lanka-Stati Uniti) e l’Afghanistan in prima posizione tra le destinazioni: ma non comincerei da lì il vostro programma per la prossima stagione. Le immagini però sono più mosse, e lo spirito Lonely Planet lo rende un po’ meno “turistico”. Piacevole anche “Europa. Le strade del sogno” (Mondadori, Milano, pp.768, € 48,00), una serie di più realistici itinerari nel nostro continente, con uno sforzo apprezzabile di legare in un unico viaggio tematico anche Paesi diversi: un’intuizione da sviluppare.
Molto più che belle immagini nell’ultimo carnet di viaggio di Stefano Faravelli: “India. Per vedere l’elefante” (EDT, Torino, pp.110, € 35,00). Il pittore torinese, nel corso di un lungo viaggio, ha ritratto in splendide tavole i luoghi sacri alle diverse religioni dell’India: la Varanasi indù naturalmente; la Dehli dei grandi monumenti moghul e delle più nascoste confraternite sufi; il Tempio d’oro dei Sikh ad Amritsar; Lucknow città scita; i pellegrinaggi buddisti a Sanchi; i volti e i riti dei Parsi, gli ultimi zoroastriani, per le strade di Bombay; i Jaina a Shravanabelgola, ma anche la Goa gesuita con le sue chiese tridentine, o la piccola e struggente Sinagoga di Mattancherry. Diverse visioni di Dio che attraverso la loro sempre precaria ma durevole convivenza costituiscono il grande elefante mistico che dà il titolo al libro. La tecnica pittorica eccellente è sostenuta da una riflessione partecipe, e dalla consapevolezza, oggi così necessaria, di quanto le diverse religioni abbiano radici comuni, e una lunga storia di confluenze, prestiti, scambi.
Per quanto è dato intravedere, proprio la religione sarà l’ispirazione di molti dei viaggi più interessanti del prossimo anno. La guida ideale è allora senza dubbio la nuova edizione di “Abbazie, monasteri e luoghi dello spirito” (Touring Editore, Milano, pp.272, € 18,00) una selezione di conventi dove è possibile isolarsi dal mondo per pregare, o anche solo meditare. È una forma di viaggio antica, poiché i monasteri hanno sempre aperto le loro porte ai pellegrini, e al tempo stesso moderna, riscoperta negli ultimi anni da visitatori desiderosi di spazi di silenzio e di pensiero. Una scelta che, di nascosto dai media, ha coinvolto dapprima decine, poi centinaia e migliaia di turisti. Naturalmente ci vuole la giusta motivazione - non è certo una vacanza “tutto compreso” - ma quanto, quando e come condividere la vita dei religiosi è quasi sempre lasciato alla libera scelta, e ci sono anche momenti più disimpegnati, come il consumo e l’acquisto degli ottimi prodotti naturali preparati dai monaci: marmellate, miele, liquori, tisane, olio e vino ecc. Mi piace ricordare qui, per averlo visitato di persona, il Convento di Bose (www.monasterodibose.it), uno dei luoghi dove è più vivo lo spirito del dialogo ecumenico nel Cristianesimo contemporaneo. Bose è nella bella piana della Serra di Ivrea scandita da chiese romaniche, ma anche nel resto d’Italia i monasteri sono spesso in luoghi splendidi per arte, storia e natura. La Guida indica anche le mete di pellegrinaggio, e le case di accoglienza, spesso nelle città d’arte, che offrono invece ospitalità professionale a buon prezzo, in forme più simili a quelle degli alberghi. Insomma, si va da dio...

Clavis

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