mercoledì 11 ottobre 2006

(Santiago de Compostela)

Di Santiago de Compostela, sorprendentemente, si ricorda soprattutto la pioggia. Pioggia frequente, se non intensa, che diverse volte al giorno e quasi tutte le notti lava le strade della città. Pioggia che risuona anche nei malinconici versi in lingua galiziana di Garcia Lorca.
Chove in Santiago
Na noite escura
Herbas de prata e de sono
Cobren a valeira lúa.
Dalla pioggia viene l’abbondanza di verde di questa parte di Galizia. Un verde scuro, che circonda la città e s’infila negli spazi dei nuovi quartieri, distendendendosi in grandi parchi, sino alle porte della città vecchia. E anche qui, è la pioggia a far crescere l’erba negli interstizi tra le pietre nere delle facciate delle chiese e dei palazzi.
A Santiago la dimensione cristiana e cattolica è forte, ma solo a tratti esclusiva: certo risuona forte nella hispanidad delle raffigurazioni di Santiago "matamoros", il santo combattente invocato nel grido di battaglia della Reconquista: Santiago y cierra, España! E la cattedrale, o i grandi monasteri benedettini, raccontano di mortificazioni, di rigore, di certezze militanti e senza dubbi.
Ma Santiago non è Fatima, non si esaurisce nella devozione. La città ha una sua vita, negozi e affari di cuore, gli ozi degli studenti universitari, una quotidianità ignara di eroismi. E poi il suo santo è anche il protagonista di improbabili peregrinazioni mediterranee: dalla Palestina alla Spagna per convertirla, dalla Spagna alla Palestina per cercarvi il martirio, di nuovo dalla Palestina alla Spagna per trovare riposo in una tomba di Galizia, a lungo dimenticata, e sopra alla quale sorgerà l’imponente cattedrale, quasi a tener fermo un santo troppo mobile e inquieto.
In fondo Santiago ha sempre conservato, attraverso i viaggi, un’apertura al vasto mondo. Santiago è il punto d’arrivo di molte strade percorse da migliaia di pellegrini, che l’hanno legata con fili robusti a luoghi diversi e lontani. Strade che sono venute tutte convergendo qui, ma che subito rimandano nuovamente, a ritroso, ad un’ineludibile, originaria pluralità di culture e di identità.
I volti dei pellegrini che al termine del lungo cammino appoggiano le mani sulla colonna che regge il ritratto del santo nel portale di maestro Matteo (nascosto dietro l’opulento portale barocco, e pure di quello tanto piu’ maestoso nella sua semplicità) e che poi ascoltano messa nella Cattedrale, raccontano di motivazioni, esperienze, significati i piu’ diversi. Ognuno viene a Santiago per una ragione che al fondo conosce lui solo, per quanto si manifesti spesso con le stesse parole.
A Santiago la strada ha modellato il suo punto d’arrivo, anziché esaurirsi in esso; vi ha trovato la sua ragion d’essere e il suo compimento, ma al tempo stesso ha creato nel cuore della chiusa Galizia un simbolo potente dell’identità europea.