sabato 2 settembre 2006

Quando mori', Gesualdo Bufalino aveva 76 anni, ma solo 15 di carriera letteraria, iniziata clamorosamente nel 1981 con "Diceria dell'untore", che gli valse subito il Premio Campiello. Da quel momento Bufalino diventa protagonista appartato della scena letteraria. Si sente esiliato nel suo paese, e per descrivere questo stato conia il termine "isolitudine", complementare alla "sicilitudine" di Sciascia. Solo d'estate sognava di evadere dalla Sicilia, ma si capisce che non ne faremo nulla, passeremo agosto davanti a una guantiera di granite bianche, frescheggiandoci la fronte con un ventaglio di carta, ma ugualmente sudati, spostando le nostre sedie di vimini secondo l'ombra lunga che sul selciato disegnano i santi apostoli, quando il sole li piglia alle spalle per la scalea di San Pietro.

venerdì 1 settembre 2006

A trecento anni dalla morte dell’autore, la ripubblicazione delle opere del poeta giapponese Matsuo Basho ha scatenato un’impennata di vendita delle matite. La raccolta “Enpitsu de Oku no Hosomichi” (“Seguendo la stretta strada verso il profondo nord con una matita”) è fatta in modo tale che gli ideogrammi possono essere ricalcati, come forma di meditazione. Il libro ha venduto piu’ di un milione di copie, le matite quattro volte tanto, e in un mese solo. (Foto Matteo Varisco)



UN BLOG SUI TETTI...
(dalla Scuola del viaggio 2006)

Domenica 23 e lunedi’ 24 luglio Alice ed io scendiamo dall’autobus blu che ci ha portate da Palermo a Marsala. Siamo stanche e oltre a dover trovare il nostro albergo, dobbiamo seminare un signore strano, di mezza età, che dopo qualche chiacchiera ci ha raccontato la sua vita per intero, e dopo qualche altra, ci ha convinte della sua pazzia. Pazzo, ma non pericoloso, si è definito lui stesso. Nel tentativo di convincerlo che qualcuno ci sarebbe venuto a prendere, abbiamo imboccato la prima strada sconosciuta, facendo perdere le nostre tracce, e un po’ a tentoni, abbiamo cercato l'Hotel “Centrale” come si cerca l’oasi nel deserto. Lo troviamo, ci sistemiamo in camera, una doccia e le prime confidenze con la nostra nuova compagna di stanza, Giuliana. Qualche ora dopo, più fresche e riposate, l’incontro con gli altri ragazzi. Mani che si stringono, sorrisi e tutti con la stessa consapevolezza che un attimo dopo ci saremmo dimenticati i nomi. La Scuola del Viaggio sta per cominciare. Giuseppe Cederna è l’ospite d’onore dello spettacolo inaugurale. Sono incuriosita, in realtà non lo conosco. So che è un attore, uno scrittore, ma non so cosa mi devo aspettare. Ho solo la sensazione di essermi fatta un bel regalo. L’attore ha presentato il Viaggiatore e dopo la prima storia sarei già voluta partire. Ho apprezzato l’artista ma il vero incontro è avvenuto il mattino seguente, durante la prima lezione. Ancora storie, ma soprattutto emozioni di uomo, che ha trasmesso così bene da riuscire a colpire nel segno. Credo che la parola chiave sia “condivisione”. Adesso siamo pronti ad entrare nell’esperienza concreta. Andrea Bocconi ci affida una cassetta di attrezzi da usare per scrivere. Arrivano in continuazione stimoli, sento tanta gratitudine e comincio a credere di essermi sbagliata quando pensavo di non avere un briciolo di creatività. Forse c’è, latente, devo solo imparare a farla emergere. Pomeriggio a Mothia. Ognuno di noi ha un compito da svolgere. Osservarla con i sensi aperti ma gli occhi chiusi. Il risultato?...."lo scopriremo solo vivendo". (Fabienne)

Martedi' 25 e mercoledi’ 26 luglio
Chi esce riesce…chi entra subentra.. “Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il ‘la’”. Aveva ragione il "Gattopardo"? Per millenni gli isolani hanno mescolato il loro sangue con quello di altre culture: Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Borbone, Savoia. Proprio da queste dominazioni è nato quel sentimento di forte attaccamento alla propria terra e alle proprie tradizioni, un sentimento contraddittorio che porta un siciliano a parlare male della propria terra, ma a non tollerare che siano gli altri a farlo. Per avere fortuna nella vita, però, i siciliani devono lasciare il loro luogo natio e trovare lavoro altrove, da qui il detto “Chi esce riesce”. Ma allo stesso modo potremmo concludere che, ieri come oggi, “chi entra subentra”. Infatti come Bonanno Pisano dopo la realizzazione dei rilievi delle porte del Duomo di Pisa è stato chiamato ad eseguire quelle di Monreale, così questa sera la cantante Gianna Nannini, dal centro della Toscana si è esibita a Marsala conquistando proprio tutti.

Tutti noi abbiamo un legame viscerale verso il luogo natio, talmente intenso da diventare patologico, una sorta di amore-odio. Ma l’amore più forte, perché amore elettivo, è quello che proviamo per il luogo in cui si sceglie di vivere. La tesi con cui si è aperta la giornata di mercoledì è avvalorata dalla testimonianza di Flaubert, che guardava all’Egitto come a una fonte di sollievo dalla noia terribile della vita a Rouen, incarnata dal suo personaggio più celebre, Madame Bovary, e che fin dall’adolescenza aveva ribadito di non sentirsi affatto francese. Flaubert considerava la sua condizione di cittadinanza un brutto scherzo del destino e per questa ragione propose un nuovo criterio di attribuzione della nazionalità: non in funzione del paese di nascita, ma dei luoghi verso cui uno si sente attratto.
Nella seconda parte della lezione abbiamo corretto i nostri scritti su Mozia con Andrea Bocconi e abbiamo ascoltato la sua lezione. Lo scrittore ci ha parlato della necessità di lavorare sui sensi e sull’importanza dei dettagli, e di come l’avere a disposizione troppo tempo possa spesso essere dannoso per uno scrittore; accade infatti che molti lavori buoni derivino da costrizioni e da situazioni di urgenza. Come quando gli hanno commissionato un racconto di 50 parole che i passeggeri potessero leggere sui mezzi pubblici, tra una fermata e l’altra: ne è uscita un’ avvincente, piccola storia intitolata TRAM
Finalmente. La sconosciuta saliva sempre a quella fermata: “Sorriso aperto, fianchi larghi…ottima mamma per i miei figli”, pensò.
Salutò, lei rispose e riprese a leggere: colta moderna.
Si rabbuiò, era un conservatore.
Perché salutava? Non lo conosceva mica…
Dubitò. Lei scese.
Si sentì divorziato: i bambini, con chi staranno?”
Nel pomeriggio abbiamo girato l’isola di Favignana con una barchetta, tuffandoci nelle cale più belle. Infine, per concludere la giornata in maniera originale, il fotografo Michele Ferrari e il cantante Bengi ci hanno fatto una lezione di fotografia e musica en plain air sui gradini di villa Florio a Favignana. (Carlotta)

Giovedì 27 luglio

Ore 7.30, mi sveglio e per un breve istante guardando il soffitto bianco della stanza d’albergo non so più chi sono. Nei panni di qualcun altro mi sento subito inquieta e stanca; un’estranea rispetto a me stessa e una straniera rispetto a questa terra che un po’ mi confonde. Non ho né tempo né voglia di riflettere, mi alzo lentamente dal letto e mi lavo la faccia con acqua fredda per darmi una scossa… devo scattare qualche foto, ma da qualche tempo i miei sensi sembrano essersi atrofizzati e la mia creatività assopita. Decido di uscire con la mia compagna di stanza per andare al mercato del pesce e provare a trovare l’ispirazione tra i banchetti del pesce fresco e le urla dei pescatori…
Ore 9.30, guardo l’orologio, come al solito sono in ritardo, la lezione sta per iniziare. Oggi è giovedì, è il giorno dedicato al laboratorio media e si commentano i tre scatti legati al tema assegnato la sera del nostro arrivo qui a Marsala. Il mio è il colore rosso! Purtroppo il tempo a nostra disposizione è davvero troppo poco e non tutti hanno la possibilità di sentire il commento ai propri scatti… mi dispiace, ci tengo molto ad avere qualche critica sul mio lavoro, ma per fortuna scopro che il giorno successivo Ferrari sarà a nostra disposizione per chiacchierare un po’ e darci qualche consiglio. La lezione finisce, decido di fare un salto con le altre ragazze del gruppo alla salumeria dietro Piazza della Repubblica, dove si può mangiare un delizioso pane “cunzato” sorseggiando vino bianco… poi tutti a lavoro. C’è molto da fare oggi. Il compito per il laboratorio di domani è quello di scrivere un reportage di viaggio. I ragazzi seduti qua e là nel cortile dell’albergo scrivono, chiacchierano e si scambiano idee e consigli. L’atmosfera è molto stimolante e sento che il mio umore lentamente sta cambiando…
Ore 16.30, esco a fare una passeggiata. Decido di visitare la mostra d’arte contemporanea al Convento del Carmine, ma è troppo presto e il museo è ancora chiuso. Entro in una piccola libreria per cercare il catalogo della mostra, ma in realtà sto solo cercando una scusa per parlare con qualcuno del posto, delle mie sensazioni sul rapporto tra cultura antica e arte contemporanea qui a Marsala. Abbiamo parlato spesso a lezione dell’importanza del vivere e comprendere il luogo dove ci porta il nostro viaggio e da quando sono arrivata in questo posto ricco di storia, ho avvertito la sensazione che tutto qui ha uno sguardo rivolto al passato; che la cultura pesa sulla testa della gente come una spada di Damocle che inibisce ogni tentativo di sperimentare nuove strade… mentre penso queste cose mi sento un po’ la Madame de Stäel della situazione e mi scappa un sorriso…
Ore 18.00, passo due ore nel museo, tra i dipinti e le sculture di Fontana, Burri e Pomodoro, ritrovo il mio equilibrio e mi accorgo di quanto sia meraviglioso questo intreccio tra passato e presente. La sera scende rapidamente e mi preparo per uscire a cena con i miei compagni di viaggio. Sono serena, il mio umore è alle stelle… ora vorrei solo fermare il tempo, ma è già quasi venerdì! (Monica Lombardi)

Venerdì, 28 luglio

Penultimo giorno del Viaggio e i tempi diventano maturi per soffermarsi a parlare della Pazzia, un altro tratto distintivo della personalità sicula. Un nome fra tutti: Pirandello nella sua Agrigento, portabandiera di un repertorio pieno di sfumature, le cui tracce si ritrovano disseminate dappertutto sul territorio. Ecco allora che l’imprevedibile si presenta sul cammino e permette che lo sguardo incontri un annuncio come questo, che parla forte e chiaro:

“Ci sono persone laggiu’ che non dormono...
perché non si stancano,
e perché mai?
Perché sono pazzi.
E i pazzi non si stancano?
...come potrebbero?”
F.Kafka

in cui ogni volontà di commiserazione viene abbandonata, lasciando spazio all’alternativa della Creatività, che è somma indissolubile di crescere e creare. (Elena Angela Morone)



Sabato 29 luglio

Ultimo giorno della Scuola del viaggio.
C’è, tra di noi, un miscuglio di sensazioni, c’è chi è contento e chi triste.
Io di primo mattino son davvero felice, mi sveglio sorridente, nonostante abbia dormito solo poche ore.

Il mio primo pensiero: cosa compro a Marsala da portare a casa? Ancora non so, ma credo il Marsala per mio papà e qualche altro ricordino per il resto della famiglia. Non è solo un pensiero ricorrente nella mia testa, ci pensano un po’ tutti o qualcuno ci ha già pensato da giorni e non si riduce come me ad andare di corsa l’ultimo giorno…

Alice non lo sa, ma crede nulla.

Gabriele, soprannominato dalla sottoscritta, Giovinetto di Mozia, non porterà nulla perché rimarrà ancora del tempo in Sicilia.

Laura compra le pagnottine di pasta di mandorla e 4 brioche per granita, golosona!!!

Elena,la mia fedele compagna di stanza, con l’aria triste di chi non vuole partire pensa di comprare Zibibbo e Marsala.

Caterina compra delle cartoline per farci un quadro appena arriva a casa e anche un cd di musiche popolari.

Sara, la nostra eccellente scrittrice di reportage, si rifornisce di ogni cosa, ventresca e tonno florio, sugo di pomodoro e pesce spada e pesto alla trapanese con mandorle. Brava, niente dolci, anch’io avrei preferito cose salate.

Giuliana, la chiacchierona, si dilunga anche negli acquisti, scegliendo di portarsi a casa, 3 pacchetti di biscotti, 2 con le mandorle e 1 con segale, 1 bottiglia di Marsala, 2 pasta di mandorle da sciogliere in acqua, 1 braccialetto di corallo, 2 anfore piccole da soprammobile, 1 modellino di legno di una barca e un portachiavi a forma d’uva!

Liliana, amica ormai e non più compagna di stanza, mi consola perché anche lei come me, non ha ancora idea di cosa comprare.

Alla fine son sempre io quella meno organizzata, ultimo giorno, ultimo momento e si arriva a casa non avendo abbastanza regali per tutti!

Ora torniamo però alla composizione della giornata, scandita come al solito dalle lezioni del mattino. Oggi l’ultima e un po’ d’amarezza per non aver mai osato chiedere e intervenire si fa sentire. Nonostante i miei rimpianti a lezione son ancora più carica, dobbiam parlare dei progetti per il lavoro finale e nonostante io non abbia un’idea ben precisa, non vedo l’ora di dire la mia.
Quante idee escono fuori, argomenti davvero interessanti.

Intervallo. Gabriele, come al solito, tira fuori le sue trovate, che comunque fanno sorridere tutti. Ma capirete meglio leggendo il mio blog fino alla fine.

Ritorniamo seduti, ora si guardano i montaggi video. Il nostro è osceno, alla fine non è venuto come l’aspettavamo. Non fa niente, penso io, è un esercizio, almeno ho provato anche se il risultato non era quello che mi aspettavo.

Le lezioni son finite e io devo ancora, un po’ impacciata dalla vergogna, chiedere a Bocconi un parere sui miei scritti e a Ferrari un parere sulle mie foto.

Prima che potessi raggiungere Ferrari, lui alzando la voce dice: “Ma dov’è Sheila, mancano solo le sue foto da vedere!” Che pecora nera che sono, eppure chi direbbe che son così impacciata, apparentemente sono molto aperta, sempre sorridente. E’ che quando si parla delle mie cose un senso di vergogna e paura affiora in me.

Dopo questa figuraccia, io e Liliana, legate da uno stesso problema, andiamo da Bocconi e chiediamo un appuntamento per il pomeriggio. Bene, alle 17.30 al bar fuori da Porta Nuova.

Appena finita la lezione, seguo Ferrari al bar, colleghiamo il Pc e guardiamo le mie foto.
Pensavo peggio, invece tra 3 foto, 2 gli son piaciute, anche se andrebbero un po’ ritoccate per rendere meglio l’idea di Sicilia. 1 è stata un vero aborto, come direbbe Elena!
Mangiamo con Ferrari, siamo io e pochi altri, fumo una sigaretta con Sebastiano, che ha qualcosa che non va. Non preoccupatevi, nulla di grave, si era solo rimpinzato di pane cunzato e come dessert 3 Kg di gelato nella tipica brioche siciliana.

Ora però torno a casa, cioè in albergo. Che strano è una settimana che dico casa e non albergo. La composizione delle stanze dà su un cortile che mi fa pensare un po’ alle case sud americane che mi fanno sentire a casa.

Cado in un sonno profondo. Lilly mette la sveglia, perché alle 17.30 dobbiamo andare da Bocconi. Ma nemmeno in un’occasione così ufficiale riesce a svegliarsi. Stupida io che ancora non capisco che lei è così e che forse sarebbe il caso che la mettessi io la sveglia. Che coppia! Alle 17.20 in piedi, laviamo la faccia, ci vestiamo e usciamo.

Lui ci stava aspettando. Ci sediamo e ci sono anche Guido e Federica.

Spiego la mia situazione di disagio nel dover far leggere qualcosa di mio agli altri e disagio perché in questi giorni ho la sensazione di non riuscire a scrivere. Ieri sera mi sono addormentata alle 6.30 del mattino con foglio e penna in mano senza comunque aver concluso nulla.

Tutti mi aiutano, la mia impressione è proprio quella di persone che vogliono farmi sentire a mio agio e ci riescono. Così leggo tutto ciò che di scritto ho prodotto in questa settimana. Loro mi aiutano, mi criticano e per la prima volta, la critica che da sempre ho odiato, diviene qualcosa di mio, da capire per evitare errori.

Federica dice che anche lei era come me una volta e mi consiglia di portare a casa la Sheila nuova e non quella vecchia.

Il mio percorso in questa scuola, ha avuto risvolti positivi. Non importa quando, ma son riuscita a mettermi in gioco.

L’incontro al bar dura più del previsto, dalle 17.40 alle 19.30, una chiacchierata lunghissima. Ma adesso io e Lilly abbiamo poco tempo per prepararci e andare ad acquistare qualche regalo. Torniamo in stanza, doccia veloce, ci vestiamo, imbellettiamo e usciamo per fare uno shopping rapido e anche un po’ ansioso.

Ore 20.30 ritrovo a Porta Nuova per andare a festeggiare l’ultima sera nella Villa di Franca, ex parlamentare.

La Villa è veramente uno spettacolo, con piscina oltretutto, infatti qualcuno di noi informato, ha anche portato il costume da bagno.

Si respira aria malinconica. Faccio le ultime foto. Si mangia ma non volentieri, nel mio caso.

Momento di Bengi, suona con un altro musicista, Claudio, e durante la serata con grande sorpresa si aggiungono nuovi artisti, Giulio che canta lo stress che Carlotta con le sue domande sciocche gli procura e Sebastiano che recita una poesia senza averla mai letta, davvero incredibile. Poi un’altra piacevole sorpresa, Guido suona la chitarra, ma quante ne sa quest’uomo penso io!

La mezzanotte scandisce un nuovo giorno. Giornata conclusa.

Spero che questa sia la prima di una lunga serie di esperienze simili.

Ringrazio i miei compagni d’avventura: Elena e Lilly che han sopportato il mio disordine, Laura che con poche parole mi ha fatto capire che in me ha trovato una persona della quale si fida, Fabienne perchè ci siam capite con 2 parole, Giuliana con la sua parlantina, Carlotta che mi ha fatto sempre ridere, Andrea e Monica che ormai son sorelle di sangue per l’esperienza vissuta insieme in aeroporto, Gabriele indelebile nei miei ricordi per quel suo fare così sensibile, Ilaria perché tra scontri e incontri ci siam capite e tutti gli altri.

Un grazie anche a Guido, Fede, Carola, Bengi e ai professionisti che son stati con noi per una settimana, Andrea Bocconi, Michele Ferrari, Claudio Visentin, Giuseppe Cederna e tutti coloro che ci hanno ospitati a Marsala (non che Guido e Fede non siano dei professionisti, ma spesso abbiam passato serate sul terrazzino dell’albergo e quindi non riesco a darvi una forma così ufficiale).

Baci a tutti i viaggiatori come me!
(Sheila Fernandez)

domenica 27 agosto 2006

TONY E MAUREEN WHEELER, la coppia di viaggiatori-editori che ha rivoluzionato il mondo delle guide creando le famose "Lonely Planet", sarà a settembre in Italia, ospite dell'edizione 2006 del Festival della Letteratura di Mantova.
L'incontro è fissato per Sabato 9 settembre 2006, alle ore 11.00, presso la Chiesa di Santa Paola, con Franco La Cecla.

Dal 7 settembre sarà anche disponibile in libreria la loro autobiografia umana e professionale: "Un giorno, viaggiando..." (EDT, Torino 2006, € 18,00).

Come ha osservato acutamente l’antropologo Franco La Cecla, è paradossale che siano stati proprio gli australiani, nel loro angolo di mondo, a concepire e realizzare le “Lonely Planet”, una collezione di guide tra le più ambiziose e complete di cui dispongano i viaggiatori contemporanei. La Cecla ipotizzava che proprio lo stare sui margini geograficamente (e oltretutto incerti delle proprie radici storiche) predisponesse gli australiani a interrogarsi su sé stessi e gli altri, a comprendere e raccontare popoli e Paesi diversi. È una buona spiegazione, ma naturalmente molto si deve anche al talento, al coraggio e allo spirito d’iniziativa dei fondatori della “Lonely Planet”, Tony e Maureen Wheeler, che nel 1972, dopo essersi conosciuti a Londra su una panchina di Regent’s Park, decisero di sposarsi e di intraprendere la “rotta hippy” - Grecia, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Nepal - che soltanto pochi anni dopo si sarebbe chiusa a seguito delle crisi in Iran e Afghanistan. Il grande viaggio durò un anno, si estese anche ad altri Paesi del sud-est asiatico, e si concluse in Australia, dove giunsero con soli 27 centesimi in tasca, intenzionati a soggiornarvi per il tempo necessario a guadagnare il denaro per il ritorno. Non sapevano che sarebbero rimasti per sempre nel “continente rosso”, prima a Sydney e poi a Melbourne, e proprio l’idea di ricavare dal proprio memorabile viaggio una piccola guida fu l’inizio di una storia lunga, complessa e affascinante, che condusse due spiantati a creare la più importante casa editrice indipendente di guide del mondo.
Questa storia è ora ripercorsa per la prima volta in un libro che è insieme autobiografia familiare e generazionale, storia d’impresa, racconto di viaggio: sono rievocati i difficilissimi inizi; il successo a partire dalla metà degli anni ’80, quando la Lonely Planet divenne lo strumento privilegiato dai viaggiatori in Asia, Africa e Sudamerica; l’espansione su scala mondiale negli anni ’90, quando furono realizzate le guide dedicate ai paesi europei; le recenti difficoltà seguite agli attentati dell’11 settembre e all’instabilità internazionale; i progetti e le aspettative per il futuro. Naturalmente il volume offre una prospettiva inedita e imprescindibile, dall’interno, sul mondo delle guide turistiche, ma insieme alla storia della “Lonely Planet” emerge anche buona parte della storia (assai poco nota) dello sviluppo del turismo internazionale in Asia e in Oceania, quando militari in licenza dal Vietnam, hippy e backpacker scoprirono e lanciarono alcune delle più famose destinazioni, quali Goa, lo Sri Lanka, Phuket, Bali e molte altre ancora.
Lo stile della narrazione è piano, senza ambizioni; davvero eccessiva invece la mole, che andava ridotta in sede di traduzione, anche per sfrondare alcune ripetizioni. Numerosi e piacevoli gli aneddoti: in India Tony Wheeler fu ferito da una vacca sacra; nel 1994 tutta la famiglia attraversò gli Stati Uniti coast to coast su di una Cadillac del 1959 senza freni; nel 1999 le 40.000 copie di un’edizione che per errore recavano sul dorso “Westen (anziché Western) Europe”, furono mandate ugualmente sul mercato con uno spiritoso segnalibro giustificativo; e naturalmente, durante il primo grande viaggio in Asia, attraverso Paesi sconosciuti e malfamati, i Wheeler furono derubati solo...in Italia.
(Clavis)