sabato 16 dicembre 2006

Di colui che vide ogni cosa, voglio narrare al mondo;
di colui che apprese e fu esperto in tutte le cose.
Di Gilgamesh, che raggiunse la più profonda conoscenza,
che apprese e fu esperto in tutte le cose.

Egli esplorò ogni paese
ed imparò la somma saggezza.
Egli vide ciò che era segreto, scoprì ciò che era celato,
e riportò indietro storie di prima del diluvio.

Egli percorse vie lontane, finché stremato, trovò la pace
e fece incidere tutte le sue fatiche su una tavoletta di pietra.

Egli fece costruire le mura di Uruk-l'ovile,
e del santo Eanna, dove si custodivano sacri tesori.
Guarda le sue mura dai fregi intrecciati come lana,
Osserva i suoi parapetti che nessuno può eguagliare!
Percorri la soglia a gradini di età remota,
avvicinati all'Eanna, dove dimora la dea Ishtar,
che nessun futuro re potrà mai eguagliare!
(Proemio del "Poema di Gilgamesh")

domenica 10 dicembre 2006

Dove si nasconde Luigi Barzini? Infatti, nonostante gli innumerevoli tentativi, spesso anche di buona qualità, ormai da diversi anni si attende invano un libro di viaggio che colpisca con forza l’immaginazione e apra nuove prospettive. Troppo facile rimpiangere i grandi classici si dirà, ma forse quel che ci manca è solo un quotidiano, come il francese “Le Matin”, capace di lanciare una folle sfida: “C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?”; e ci manca poi il direttore di un altro quotidiano, il “Corriere della Sera”, che dice al suo più famoso corrispondente, Luigi Barzini: “Lei prende oggi il treno per Parigi”; e poi ci vuole naturalmente un principe alla Phileas Fogg, come Scipione Borghese, e una principessa d’acciaio, la sua automobile Itala, orgoglio dell’industria nazionale. Sono questi gli elementi chimici che combinandosi generarono un un viaggio indimenticabile di 60 giorni e 15.000 chilometri attraverso Mongolia, Siberia, Russia, Germania e Francia, poi trasposto nel primo grande reportage italiano, pubblicato nel 1908 in 11 lingue, e ora riproposto dal Touring a un anno dal centenario (Luigi Barzini, "La metà del mondo vista da un’automobile. Da Pechino a Parigi in 60 giorni", a cura di Luca Clerici, Touring Club italiano, Milano 2006, pp.416, € 15,00).
Nell’attesa del nuovo Barzini, ci si può comunque consolare con un libro di viaggio elegante e ben scritto, come "Viaggi di carta e carte di viaggio", di Danilo Manera (I libri di Damoli, Verona 2006, pp.152, € 16,00), ispanista di valore, che inaugura la nuova collana di viaggio dell’editore Damoli con descrizioni della prediletta America Latina (e in particolare Caraibi, Amazzonia, Ande), per poi giungere attraverso le Canarie e Santiago di Compostela sino ai Balcani, con una chiusa sulle montagne del familiare Piemonte. Restando nel campo dei piccoli editori, merita di essere menzionata almeno di sfuggita la meritoria fatica, da generosi gregari, dell’editore Ediciclo, che propone diversi libri e guide dedicati a chi ama viaggiare in bicicletta, ultimo un viaggio di Giovanni Zilioli "Sotto i cieli del Tibet. In bicicletta da Lhasa a Kathmandu” (Ediclo, Portogruaro 2006, pp.224, € 15,00). Un altro editore di nicchia, Sartorio, propone invece un bel libro di viaggio del giornalista Mark Tully sull’India, ritratta tra le inevitabili reminescenze di Kipling e gli squilibri di una promettente modernità (Mark Tully, “Sabarmati Express”, traduzione di Francesca Ilardi, Sartorio, Pavia 2006, pp.409, € 17,50). Coinvolgente anche il nuovo libro di uno dei nostri viaggiatori migliori, Fabrizio Ardito (già autore di “Peregrinos”, dedicato al cammino di Santiago), che senza cadere in tentazioni alla Dan Brown propone il racconto di un viaggio informato e di ampio respiro nell’epica e sanguinosa vicenda degli eretici albigesi, o catari (Fabrizio Ardito, “Le fortezze dell’eresia. Lungo la via del favoloso Graal nelle terre di catari e inquisitori”, Touring Club italiano, Milano 2006, pp.176, € 14,00).
Uno dei più noti giornalisti di viaggio italiani, Paolo Paci, ha invece raccolto in una sorta di autobiografia professionale venticinque anni di viaggi negli angoli più remoti del pianeta: qualche pagina di troppo forse, ma anche un efficace ritratto dell’inquietante realtà delle patinate riviste turistiche e dei loro conniventi direttori, troppo sensibili alle lusinghe e alle imposizioni degli inserzionisti. Una lettura dalla quale si torna con una salutare malinconia, e la chiara comprensione delle ragioni per cui, dopo aver scorso migliaia di pagine di tali riviste, il mondo ci resta tuttora in larga parte incomprensibile (Paolo Paci, "Evitare le buche piu’ dure", Feltrinelli, Milano 2006, pp.362, € 16,00). E di certo capiamo poco anche de “Il cammino di Santiago” percorso e raccontato da Kathryn Harrison (traduzione di Giovanni Pesce, Feltrinelli, Milano 2006, pp.128, € 11,00), giornalista e nota scrittrice americana che si misura con uno degli itinerari che forse più di ogni altro è risultato quest’anno in sintonia con lo spirito dei tempi, ma che certo non si lascia trattare con troppa familiarità. La mancanza di allenamento, la presenza di una riluttante figlia adolescente trascinata al seguito senza chiare ragioni, le poche e confuse conoscenze in materia di religione sono davvero un bagaglio troppo pesante per la nostra viaggiatrice, che alla fine, dopo un lungo peregrinare (o meglio una serie di viaggi compiuti in momenti diversi e montati un po’ confusamente), riporta a casa soprattutto un gran mal di piedi, che vale come preventiva espiazione per averne ricavato poi un libro.

Clavis