E io propongo una poesia che, mi pare, riassume il senso del viaggio e della vita.
E' "Itaca", di Konstantinos Kavafis (Prisca Benelli).
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Konstantinos Kavafis, "Cinquantacinque poesie", Einaudi, Torino 1984.
Scuola del viaggio
mercoledì 28 giugno 2006
martedì 27 giugno 2006
lunedì 26 giugno 2006
I primi suggerimenti di Michele Ferrari per i partecipanti alla "Summer School 2006"
1) diretto
2) indiretto
1) E’ diretto quel viaggio che si compie quando c’è il movimento di ciò che entra nel nostro campo visivo. A questo scorrere partecipano la mente e la volontà che affiancano lo spostamento fisico predisponendoci a catturare immagini vaghe o vere e proprie inquadrature.
2) E’ indiretto quel viaggio che si compie passivamente, ad occhi chiusi, quando da fermi l’immagine viene prodotta dalla nostra immaginazione e la mente si butta in avanti verso luoghi di fantasia riempendosi di fotografie e filmati virtuali.
Teoria
E’ fondamentale alimentare i due profili quando si sceglie come ricordare un viaggio.
Il viaggio è pensato e desiderato e poi vissuto veramente o viceversa.
Scegliere come personalizzare il ricordo del nostro viaggio.
Cercare uno stile con il quale presentare solo ed esclusivamente noi stessi il nostro viaggio nel materiale che torna a casa.
Chi sono gli utenti finali delle nostre memorie di viaggio?
Prima di tutti noi stessi e poi tutti coloro ai quali vogliamo far vivere una esperienza stabilita dalla nostra personalità.
Ciò che ritorna con noi non deve piacere a chiunque, perché non faremo un documentario o un reportage, ma avremo un prodotto personale che ci racconta per mezzo di stimoli, che saranno tanto più veri e nostri, quanto più saremo in grado di interpretarli coraggiosamente.
Noi dobbiamo pensare che quello stesso viaggio lo facciamo come minimo due volte: quando siamo là davvero nel luogo prescelto col corpo e con la mente e quando lo riviviamo attraverso la memoria.
Le immagini, fisse o mobili che siano, sono degli appoggi che ci aiutano a ricordare il viaggio veramente, così come lo abbiamo fatto. La memoria ci permette di uscire o rientrare a piacimento da quella realtà.
Il tema centrale da isolare dentro di noi è LA SCELTA.
Di un luogo o di un’esperienza non si può riportare tutto, lasciamo fare questo sforzo a chi confeziona le guide o a chi scrive articoli. Noi dobbiamo scegliere non come sarà il nostro viaggio, ma come raccontarlo.
Questo concetto lo introduciamo già in modo indiretto quando ci prepariamo a partire, proprio perché una parte di noi è prevalente su qualunque meta mentre un’altra ne resta condizionata in modo diretto.
Gli strumenti o appoggi non sono la garanzia di avere tante immagini da scegliere una volta tornati per mostrare quello che abbiamo fatto e dove siamo stati.
Riempire le memorie digitali di migliaia di immagini senza un criterio nostro, intimo, farà di quel materiale un materiale sprecato e inutile.
Pratica
Dobbiamo pensare prima di tutto a un posto fisico dove metteremo la storia del nostro viaggio.
Pensiamo ad una mensola o ad uno scaffale.
Vediamo il momento in cui vi appoggiaremo il primo fascicolo che contiene la storia del nostro viaggio.
Il fascicolo è formato da quattro strumenti:
1. Le foto
2. Il film
3. Gli appunti
4. La nostra memoria
Di tutti il fondamentale è l’ultimo, che orienta gli altri tre.
La memoria è sostenuta dalla nostra sensibilità, dal nucleo originale del nostro carattere e noi non siamo affatto digitali!
Noi, per via del nostro carattere, daremo un tema, un linguaggio al modo di raccontare e alle immagini che vorremo raccogliere.
Avremo con lo stesso principio, pensieri da abbinare a quelle immagini che finiranno in parte scritte tra gli appunti e in parte “salvate” nella nostra testa.
Ora andate a caccia di voi stessi attraverso il viaggio che state facendo. Voi avete un nome, un cognome e un ineguagliabile DNA. Catturate quello e solo quello che rientra nel titolo che avete dato alla vostra avventura. Esercitatevi con oggetti, simboli, colori, tipi di inquadratura… e tornate solo quando sarete certi che nessuno potrà scambiarvi per qualcun altro.
La forma con cui tutto questo finirà nel nostro fascicolo la dobbiamo decidere noi, non impedendo alla nostra fantasia di inventare ogni possibile stile di archiviazione.
Immagino un mucchietto di fotografie sciolte o impaginate in modo ordinato, insieme ad un quaderno pieno di scarabocchi o bellissime frasi compiute, dentro il quale infilare il disco DVD con un simbolo, una sigla o con un semplice segno colorato a rappresentarne l’etichetta. Il tutto tenuto insieme da elastici robusti o spago scenografico. Ecco il fascicolo che da quest’anno trova per primo il posto in testa allo scaffale della vostra libreria e sul quale scrivete orgogliosi: MARSALA 2006.
Cominciamo naturalmente dai sempre proficui viaggi con la fantasia, ai quali costituisce un’ottima introduzione l’affascinante dizionario d’arte “Geografia e viaggi immaginari” (Francesca Pellegrino, Electa, Milano 2006, pp. 384, € 20,00), con un intelligente e puntuale commento alle numerose illustrazioni, e un perfetto rapporto qualità/prezzo.
Una delle guide enogastronomiche più interessanti - e una delle pochissime nate al di fuori del giro dei grandi editori ormai egemoni - è “Fuoricasello”, 300 indirizzi raccolti attraverso il passaparola di chi viaggia per lavoro, per trovare buoni cibi del territorio a 5 minuti dal casello autostradale (Longo, Milano 2005, pp.191, € 20,00); un’ottima alternativa agli oltretutto costosi autogrill globalizzati, e ai loro panini dai nomi stravaganti. Affine "Intorno alle autostrade" (Touring, Milano 2006, pp.240, € 18,00), per chi vuole prolungare la sosta visitando l’Italia dei borghi e delle piccole città. Dalle (auto)strade del cibo al cibo di strada dei diversi Paesi del mondo, con un libro quadrato, colorato, piacevole (Sunil ViJayakar, “Il giro del mondo in 80 spuntini”, Il Viaggiatore/Touring, Milano 2006, pp.192, € 13,00).
Una vacanza diversa può anche muovere da un’osservazione più attenta e rigorosa della natura, andando per boschi, magari a un passo da casa, per praticare il Birdwatching con l’omonima guida De Agostini (Milano 2006, pp.287, € 12,90): ottimo il prezzo, ma il formato è troppo grande per l’uso all’aperto. Chi vuole distinguersi per raffinatezza può dedicarsi all’osservazione della flora spontanea (Alessandro Anzilotti, Andrea Innocenti, Roberto Rugi, "I fiori spontanei degli ambienti mediterranei”, Calderini, Milano 2006, pp.152, € 22,00; degli stessi autori anche "I fiori spontanei di collina e pianura”, pp.190, € 24,50, a completamento di una serie che ha già proposto due titoli su Alpi e Appennini).
Gli appassionati del golf hanno finalmente una guida completa nel “Grande libro del golf in Italia” (Barbara Bertuzzi, Pendragon, Bologna 2005, pp.512, € 25,00), che descrive sistematicamente tutti gli oltre 300 circoli e campi nazionali, con utili informazioni turistiche di complemento per arricchire e completare l’esperienza sportiva.
L’ editore alternativo Terre di mezzo continua a proporre guide originali, quale “Fuori dai soliti binari”, 31 itinerari di turismo responsabile lungo le piccole stazioni delle ferrovie secondarie italiane, su treni locali o interregionali con sedili in similpelle o in legno (Umberto Di Maria e Paola Donatucci, Milano 2006, pp.128, € 10,00); non guastava qualche maggiore informazione sui locomotori, ad uso dei numerosi appassionati. Altrettanto coinvolgente la proposta di Diego Marani, "Sentieri partigiani in Italia" (Milano 2006, pp.156, € 16,00): una ricostruzione storica ovviamente partecipe (ma senza eccessi) prelude a 6 lunghi itinerari a piedi per ripensare la Resistenza nell’esperienza quotidiana delle vie percorse da contrabbandieri, boscaioli e pastori, ai quali nei venti mesi della guerra civile s’aggiunsero combattenti, prigionieri di guerra, disertori, ebrei.
Sarà presto considerata indispensabile la guida "Giochi per bambini in viaggio" (Il Viaggiatore/Touring, Milano 2006, pp 256., € 10,00): passatempi, quiz, canzoni, filastrocche, conte non per “divertirsi in auto” (come recita l’ottimistico sottotitolo), ma per sopravvivere a un terribile viaggio con bambini piccoli. Non tutte le attività proposte paiono effettivamente praticabili, ma l’insieme funziona Se invece si tratta soltanto di domare un cammello imbizzarrito, tuffarsi da una cascata, attraversare un fiume infestato dai piranha, saltare da un treno in corsa, allora vi basta "Nel peggiore dei casi. Manuale di sopravvivenza: viaggi” (Joshua Piven e David Borgenicht, Il Viaggiatore/Touring, Milano 2006, pp 192, € 10,00).